Giugno 9, 2023

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Mistero italiano, l’ultimo numero di Manier de Voyer

Di Ricardo Borgesi

Quarant’anni dopo, il giorno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro è chiaro: il caldo di quel maggio, il pranzo al mare con i miei, l’edizione insolita del giornale radiofonico al ritorno, i volti duri e tesi di mio padre e la mamma stanno ascoltando in silenzio.

Dico questo per dire a voi italiani che leggere questa rivista “Money de Voyer” è come riappropriarsi delle nostre condizioni di vita. Grazie ai racconti di genitori e nonni non abbiamo vissuto direttamente per motivi di età.

La scomparsa di alcuni capitoli fondamentali è evidente da un numero limitato di pagine: The Massacre la porta di Ginestra,
Attentato Togliatti, tragedia DC9 a Ustika (a proposito il missile era come quello francese), inchiesta mafiosa
Giulio Androtti, Grande periodo referendario, pochi nomi.

Ma le grandi condizioni dell’Italia del dopoguerra ci sono tutte. Governo senza fine della democrazia cristiana ed esclusione dal governo del PCI, storico compromesso, anni da protagonista. C’è Croxy, Andreotti, de Mida. C’è la mafia. C’è la “pallottola dell’ora” e la fine della Prima Repubblica. Ci sono Posi e Berlusconi.

C’è il governo Prodi (il primo governo di centrosinistra nella storia d’Italia, qui descritto come un sorprendente fallimento e annoverato tra le ragioni dell’imminente popolazione). Fino al presente oscuro, Cinque Stelle e Lega Salvini, di Renzismo. Questi ultimi eventi hanno poca importanza nell’economia mondiale del dopoguerra e ricevono un po’ più di spazio a causa del loro folklore e fascino.

Va detto che questa rivista è stata redatta dall’Archivio Diplomatico Le Monde. I saggi in evidenza sono stati scritti dal vivo (dal 1970 ad oggi) e quindi pieni di vita. Sebbene rivisto per rimuovere la maggior parte degli errori macroscopici in retrospettiva, l’incertezza dello sviluppo futuro in alcuni eventi politici è evidente in queste pagine. Leggere attraverso questo filtro della contemporaneità diventa ancora più affascinante.

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Le vicende italiane hanno sempre attirato l’attenzione degli europei, soprattutto nella vicinanza culturale e geografica dei francesi. Spesso fanno ridere e non considerano la società italiana immatura, attiva e molto seria.

Non siamo lontani da questa idea romantica di carattere nazionale italiano (à la Mme de Staël), per creatività, per miglioramento, ma non per meditazione filosofica. Eppure, anche qui, l’Italia è convenientemente definita il laboratorio politico dell’Europa.

Tuttavia, rileggendo questi preziosi archivi si capisce che dietro il nostro corso di guerra civile, dai tempi dei Gulps e dei Gibbel, l’Italia è sempre stata una limitata terra indipendente. Sotto la stretta visione del padrone di turno, il liberatore divenne l’occupante, l’Italia fu usata e piegata a beneficio degli altri. Se fosse davvero un laboratorio, il team di ricercatori non sarebbe tutto italiano.

PS: Rileggendo queste pagine, nel secondo dopoguerra, nonostante la vita terribile e le energie sprecate, il male fatto dagli italiani si procurava a se stessi, disturbando gli altri senza Dio-misericordia. Persone, cospirazioni, genocidi, omicidi mirati e guerre. Almeno questo debole conforto ci darà orgoglio.